La tecnologia forse non salverà il mondo..ma ci aiuterà!

Ed eccomi di ritorno da Orlando. Voglio metterti al corrente della mia scoperta: mi hanno svelato un segreto..una soluzione così semplice da potere essere annoverata tra le scoperte dell’uovo di Colombo, una soluzione legata al materasso!

E’ un sistema brevettato a breve disponibile sul mercato. Ma non ti svelo tutto subito!…

Sai quale è la malattia professionale più diffusa?

La malattia professionale più diffusa è la patologia da sovraccarico biomeccanico e, in termini medico-legali, parlando di patologia da sovraccarico biomeccanico in ambito occupazionale, ci si riferisce al “mal di schiena”.

Questa condizione è molto importante perché la sua prevalenza è molto elevata.

La patologia muscolo-scheletrica in generale, ma in particolare quella della colonna vertebrale e degli arti superiori, è una patologia estremamente diffusa, la cui osservazione è aumentata negli ultimi anni.

Da cosa dipende l’insorgenza di queste patologie?

  • dal lifting (sollevamento) nel 50 % dei casi circa
  • dallo spingere e dal tirare nel 15 %,
  • dal mantenere o dal trasportare nel 7 %
  • dai movimenti ripetuti nel 15 %

È importante vedere come ci siano numerose azioni che sollecitano il carico biomeccanico della colonna vertebrale, o di altre articolazioni e facilitano l’insorgenza di malattie muscolo-scheletriche.

La somma di queste mettono al primo posto le malattie muscolo-scheletriche tra le malattie professionali riconosciute dall’INAIL.

Sebbene il dolore alla schiena sia un disturbo benigno, usualmente autolimitante e tendente a risolversi spontaneamente con il tempo, una larga varietà di interventi terapeutici è disponibile per il suo trattamento.

L’efficacia di molti di questi interventi, comunque, non è stata ancora dimostrata senza possibilità di dubbio e, di conseguenza, la condotta terapeutica varia estesamente.

Una delle maggiori sfide per la ricerca è di fornire evidenza d’efficacia dei trattamenti per la lombalgia.

La Regione Emilia Romagna ha elaborato le Linee Guida cliniche per il trattamento della lombalgia acuta e cronica formulando una serie di raccomandazioni basate sulle prove di efficacia reperite in letteratura.

Una di queste, certamente la più facile da applicare, è l’evitare di sollevare pesi, dal momento che, come abbiamo visto il 50% dei casi dipende proprio da questo.

categorie a rischio: gli infermieri

Uno studio (tramite somministrazione di questionario) condotto su personale infermieristico di diversi reparti ospedalieri ha rivelato che il 59% dei partecipanti ha sofferto di mal di schiena nell’anno trascorso e che il 36,9% ha accusato dolore nelle due settimane precedenti il periodo di compilazione del questionario.

Il 47% delle persone che han partecipato allo studio ha individuato nella parte più bassa della schiena di dolore più comune. In genere il dolore durava meno di una settimana e soltanto il 24% dei partecipanti necessitò di modificare le attività esterne al lavoro. Un totale di 659 giorni lavorativi furono persi nel periodo di un anno solamente da questa popolazione campione.

Sommando i risultati di oltre 80 studi condotti in numerosi paesi si può affermare che le lesioni della schiena negli infermieri hanno un grado di incidenza mondiale  del 17%, un’incidenza nell’arco dell’anno del 40-50% e un’incidenza nella durata della vita del 3540%.

Più di un terzo (36%) delle lesioni alla schiena tra gli infermieri è stata associata alla movimentazione manuale e alla frequenza con cui viene loro richiesta la movimentazione manuale dei pazienti.

Vasiliadou ed altri (1995) trovarono che per circa la metà (52%) fino a due terzi (63%) degli infermieri che ebbero lesioni alla schiena dipendenti dal lavoro, il dolore associato può durare per più di quattordici giorni.

Nel 67% dei casi il dolore fu problematico per almeno sei mesi. Si è valutato che approssimativamente  il 3% degli infermieri lascia il proprio lavoro a causa di lesioni alla schiena e anzi alcuni infermieri possono dover abbreviare la loro carriera (Helmlinger 1997).

E’ stato riscontrato che la prevalenza, in un anno, di dolori lombari tra 1616 infermiere inglesi (età media 38 anni) è stata pari al 45%.

Fattori di rischio  

Una revisione effettuata sulla base di precedenti studi epidemiologici e sul lavoro negli ospedali da Lagerstrom e altri, ha permesso di individuare una relazione tra l’insorgenza di dolori lombari nella popolazione infermieristica e determinati fattori di rischio con particolare riferimento a:

– fattori fisici (situazioni di sollevamento, spostamento e ”salvataggio“ del paziente, posture lavorative, categoria lavorativa ed area clinica);

– fattori psicosociali (esigenze psicologiche, potere decisionale, ottimale utilizzazione delle capacità, supporto sociale al lavoro, soddisfazione lavorativa e stress);

– fattori di organizzazione del lavoro (dotazione organica, turni di lavoro, modalità di presa in carico, tecniche lavorative).

Fattori fisici: Da cosa dipendono?

Secondo uno studio di R. Hollingdale  del 1997 gran parte dei dolori alla schiena è attribuibile alla movimentazione del paziente, in particolare a letto; molti dei 168 partecipanti allo studio non hanno attribuito il dolore ad una situazione particolare ma piuttosto al generale effetto cumulativo di un carico lavorativo  pesante.

Infatti solo il 23% dei partecipanti con problemi alla schiena ha riempito un questionario di infortunio nell’anno precedente.

  • un certo tipo di postura che richiede un’assenza prolungata di sforzo muscolare
  • il trasporto di oggetti pesanti in posizione incongrua
  • una ripetuta manipolazione di oggetti
  • una postura svantaggiosa per l’apparato muscolare (per il tecnico di laboratorio od il medico)
  • il lavoro statico
  • i movimenti ripetitivi (tipo la digitazione sulla tastiera), l’uso del mouse e l’utilizzo di pinze meccaniche in fonderia
  • il lavoro in un microclima caldo
  • lo spostamento di oggetti pesanti
  • una postura scorretta (ad esempio anche nell’agricoltura)

 

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